giovedì 31 dicembre 2009

I'm working on a dream


"I'm working on a dream" è una canzone di Bruce Springsteen che mi è molto cara; negli ultimi mesi più volte l'ho ascoltata, immaginando quello che ora si è trasformato in realtà.


(tralasciando il patetico collage di immagini del video che ho trovato, questa canzone può essere un ottimo accompagnamento musicale per la lettura)


Finisce il 2009, che sollievo... di certo non è stato il peggiore degli anni, non posso di certo lamentarmi dal punto di vista universitario, ma come al solito c'è stato qualcosa che è mancato, e non parlo del solito e banale "amore", (che palle con sto sentimento che deve per forza farcire ogni giorno della nostra vita) ma della mancanza di stimoli, idee e prospettive future.
La triste verità è che non so assolutamente cosa fare della mia vita! e lo dico ridacchiando, non provo tristezza o ansia nel dire ciò... non provo proprio niente! ahah ed è per questo che come al solito riesco a dare al tutto una chiave di lettura tragi-comica (come del resto potrei fare a ritroso ripercorrendo tutta la mia vita!).

Solo un pazzo poteva decidere di abbandonare l'Italia 1 mese e mezzo prima della laurea, posticipandola ad aprile/maggio; la logica e la razionalità suggerivano di terminare questo strazio il prima possibile, ma ovviamente la mia indole irrazionale ha preso il sopravvento, la stessa che 3 anni e mezzo fa mi ha portato a Firenze ...fortunatamente.
Ho voglia di rimettermi in gioco, cercare nuovi stimoli, conoscere nuova gente, vivere una cultura diversa, imparare un'altra lingua, e dulcis in fundo trovare delle risposte a quei quesiti che da troppo tempo giacciono irrisolti, sepolti dallo "studio scaccia pensieri", qualche drink di troppo e un buon etto di cazzate.
Parto perché era il momento giusto per farlo, raccimolando tutti i risparmi e dopo 4 mesi di dure rinunce: dal cibo alla discoteca, dai vestiti ai piccoli sfizi, ecco come si costruisce un biglietto aereo per l'Australia; questo per mettere a tacere tutte le malelingue che pensano che il biglietto me l'abbiano pagato i miei genitori... almeno quello me lo sono sudato, seppur in modo bizzarro.

Il sogno che ho coltivato negli ultimi mesi finalmente si trasforma in realtà e non importa se quando ritornerò in Italia sarò più confuso di prima, l'importante è partire, soprattuto per uno come me, la cui filosofia si impernia sulla "capacità curativa del viaggio".

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